Cos'è uno Streamer audio?
Come funziona uno Streamer Audio?
Cos’è uno Streamer audio
Uno Streamer Audio è un dispositivo elettronico in ambito HiFi che serve a prelevare e gestire file musicali residenti nella rete domestica (LAN) oppure nei server dei grandi gestori di servizi musicali, o come si dice in Cloud. Lo Streamer è un apparecchio – o una specifica sezione di un amplificatore integrato – che lavora completamente nel dominio digitale, salvo eventuale uscita analogica dal DAC interno, ove presente. Consente di gestire librerie musicali su NAS in reti domestiche e molteplici account su piattaforme di streaming audio quali Tidal, Qobuz, Spotify, Amazon Music, etc.

Lo Streamer sta diventando la sorgente audio definitiva
l’HUB dell’intero sistema, quello che una volta era il preamplificatore
Cosa vuole dire streaming? A chi serve?
Poco tempo fa le principali sorgenti musicali per gli appassionati erano i lettori CD ed i giradischi. Poi, con la rapidità che solo le rivoluzioni digitali possono avere, è nata la musica liquida e di li a poco i servizi di Streaming.
Chiariamo subito che con musica liquida o digitale si intende ormai comunemente un file musicale in qualunque formato e totalmente svincolato dal supporti fisici. Tale file può essere memorizzato su un Hard Disk, su server, su chiavetta… e così via. Sia chiaro, la musica è il contenuto informativo del file, a prescindere dal luogo sul quale è memorizzato.
La musica liquida è quindi il messaggio musicale conservato nel file in formato digitale, sostanzialmente smaterializzato rispetto ad un qualunque supporto fisico.
All’invenzione della musica liquida, ricordiamo su tutti i vecchi file MP3 negli anni 90, ha fatto seguito il boom della larghezza di banda di questi ultimi anni. Questo ha creato i presupposti affinché colossi come Apple, Google e prima di loro specialisti come Spotify e Tidal iniziassero a proporci decine di milioni di canzoni da ascoltare quanto e quando vogliamo al prezzo di un Big Mac al mese Certo, la sensazione fisica del disco in vinile o della collezione di CD è altra cosa, ma il costo e la comodità dei servizi di Streaming di Musica digitale sono – semplicemente – non paragonabili.

La musica liquida è il messaggio musicale conservato nel file in formato digitale, sostanzialmente smaterializzato rispetto ad un qualunque supporto fisico
Cento milioni di canzoni, e playlist, e podcast…
Quindi: oggi i servizi di musica digitale in streaming sono la fonte di ascolto più diffusa. Stream in inglese significa flusso e lo streaming sta ad indicare che la musica non deve essere scaricata in locale prima dell’ascolto, come da sempre si faceva con i file su PC. Qui al contrario tutto avviene in tempo reale, l’ascolto avviene man mano che i dati digitali arrivano al lettore. Identico meccanismo dei servizi di streaming di TV e Serie: non si scaricano “prima”, si scaricano “durante”. Il vantaggio è che non dovendo avere prima scaricato quanto di nostro interesse, ma potendone fruire in tempo reale, ormai possiamo godere con un click di oltre cento milioni di tracce… cento milioni di canzoni. Pensare che il nostro amico incallito con 1000 vinili poteva a vere a casa diciamo diecimila canzoni. Ora tutti ne hanno cento milioni in tasca, ed in alta qualità.
La principale periferica oggi utilizzata come lettore di streaming è lo smartphone. L’uso del cellulare è comodissimo, basta un App, e la fruizione in mobilità, con cuffie o auricolari è una benedizione. A casa però, quello che molti non sanno è che per godere dei servizi di streaming in alta qualità serve un “lettore dedicato”. Sembra un controsenso: a cosa serve un lettore se non c’è supporto fisico? A cosa serve uno streamer se già l’App dello Smartphone o del Tablet può leggere e scaricare la musica digitale in HD?
Che cos’è e come funziona uno Streamer audio?
Ecco l’equivoco nel quale è facilissimo cadere è proprio questo. L’intangibilità dei dati digitali ci fa credere che non vi sia nulla da leggere e quindi non serva un lettore. E’ vero il contrario, ed il contrario avviene tutti i giorni senza che ce ne accorgiamo.
I dati in costante flusso dei servizi di streaming devono essere letti ed interpretati tramite specifici algoritmi di decodifica e quindi inviati ad un DAC per essere infine trasformati in buona vecchia musica analogica per le nostre analogiche orecchie.
Nei nostri smartphone avviene quanto appena descritto: il nostro fedele compagno riceve lo stream di dati, poi lo interpreta, infine trasforma in analogico, lo amplifica e manda in cuffia! E quando entra in gioco questo Streamer? Adesso.
I nostri cellulari sono validissimi ma ultra compatti e non ottimizzati per la musica in HD o ultra HD. Significa che possono fare fino ad un certo punto e con una qualità mediocre il lavoro di cui parlavamo poco fa. Banalmente, non hanno possibilità di decodificare in tempo reale le complesse codifiche DSD o altri file in altissima risoluzione e – ove anche potessero aumentando la potenza del processore o le licenze – i DAC interni ai cellulari son lungi dal poter restituire musica al pari livello di dispositivi a questo dedicati. Pensiamo al cellulare come al coltellino svizzero. E’ fantastico, ma il coltello di Crocodile Dundee è altra cosa, … e certe cose le può fare solo lui!

La Musica Liquida diventa HD e qui serve lo Streamer
Con il crescere della banda disponibile (ADSL, fibra,..) e l’abbassamento del costo delle periferiche di memorizzazione di massa (€/Byte) si sono poste le basi per la musica digitale in alta risoluzione. I vecchi file ultra compressi con codifica “lossy” (significa che sacrificano il segnale musicale per salvare spazio) MP3 hanno fatto via via spazio a nuovi e più efficaci algoritmi di codifica – codec.
L’obiettivo di questi nuovi codec non era salvare più spazio possibile ma trasferire la musica in buona o ottima qualità. Nasce così, in un rinascimento musicale che ha fatto epoca, il formato FLAC. Questo formato audio, estremamente sofisticato, riesce a conservare sostanzialmente inalterata la qualità delle tracce musicali in formato WAV riducendo però notevolmente lo spazio richiesto. In qualche modo l’invenzione del codec FLAC è stata la quadratura del cerchio, grande qualità e buona ottimizzazione delle risorse. Grazie proprio al fenomenale equilibrio qualità/spazio il FLAC si è ritagliato nel tempo la posizione di formato dominante per la musica liquida HD ed Ultra HD. Per inciso, con questi acronimi “HD ” andiamo a definire file audio High Definition ovvero con profondità ad almeno 24 Bit e frequenza di campionamento di almeno 96 Khz.
La musica digitale diventa ad alta risoluzione, di alta qualità e torna ad avvicinarsi alla qualità “ideale” del vinile. Farla “leggere” al telefonino non basta più. Qui servono – e fanno la differenza – lettori dedicati di alta qualità. Qui serve lo Streamer audio.


“Lo Streamer deve accedere a reti locali e globali
e quindi prelevare e decodificare al meglio
e senza artefatti o mancanze la musica in alta definizione”
Quante codifiche esistono? Quali sono le più diffuse?
Il mondo è bello perché è vario, anche se questo crea qualche grattacapo. I file musicali in HD, in alta qualità, sono proliferati ed oggi contiamo più di una decina di diversi formati e sotto formati. La cosa è importante e delicata perché potremmo trovarci con un dispositivo che non riesce ad accedere ad una certa libreria o servizio. Oppure, simmetricamente, potremmo trovarci a dover tradurre intere librerie per darle in pasto al nostro nuovo acquisto, con il rischio nemmeno tanto remoto di fare un pessimo lavoro di buchi e rattoppi.

Mentre scriviamo nel 2020 annoveriamo fra i formati attualmente in uso WAV, MP3, FLAC, AAC, WMA, AIFF, DXD, ALAC, M4A, PCM, DSD, MQA. Senza necessità di sottolinearlo, citiamo il semplice fatto che ogni uno o due anni nasca un nuovo formato mainstream adottato da uno o più marchi. In questa giungla digitale, come muoversi?
Non c’è una regola generale. Un buon consiglio pare quello di partire da una certezza come ad esempio: “in quale formato è la mia libreria musicale? Che codec serve per il servizio di streaming che mi interessa?” Se abbiamo già una libreria o un fornitore chiave a cui siamo già abbonati è chiaro che andremo a cercare uno Streamer che sappia gestire quel che abbiamo!

La compressione. Lossy o non lossy?
In natura nulla è gratis e tutto è compromesso. Questa premessa molto teatrale, lascia intendere che nel mondo della musica digitale e più in generale in quello della matematica e della scienza – i numeri tornano sempre e… bisogna sempre tornare ai numeri. Non esiste compressione senza perdita di dati o di qualità e non esiste risparmio di spazio senza compressione! Un file è compresso! Non è compresso! È troppo compresso, perde qualità! Non perde qualità! Chi decide o capisce se questo è vero o no? Dove stanno i confini della “buona compressione”? Vediamo qualche risposta e cerchiamo di vederci chiaro. Innanzitutto è bene precisare di cosa stiamo parlando. Un artista performa e la sua performance viene registrata. Bene o male non si sa, ma viene registrata. Oggi sostanzialmente questa registrazione, o Master originale in altissima qualità è la base di tutto. Immaginiamoci un file pesantissimo, pieno zeppo di dati ed informazioni, con dentro tutto quello che solitamente riusciamo ad udire e molto altro che magari è anche in qualche modo fuori dallo spettro uditivo umano.
Chiaramente questo file è oggi ancora troppo pesante, troppo grande per essere venduto o trasmesso in streaming. Non c’è banda a sufficienza… non ancora. Dobbiamo quindi “stringere”, comprimere il file in qualche modo sacrificando il meno possibile dell’informazione a noi utile al fine di restringere la dimensione del file. Qui entra in gioco il codec, l’algoritmo che decide cosa tagliare e come preservare al meglio e con il minimo sacrificio l’esperienza originale.

Ciò che è perso è perduto. Nasce il Lossless
Se non stiamo ascoltando un Master originale qualcosa abbiamo già perso. Magari poco, dipende dal codec, vediamo. Parlando di codec, di formati, entrano in gioco le famose codifiche “lossy” e “lossless”. Le prime, fra cui spicca quella che ha cambiato l’industria anni fa, l’MP3, utilizzano algoritmi programmati a ridurre enormemente la dimensione dei file musicali. Per rendere l’idea, un file MP3 degli anni 2000 pesava circa 5 Mega a canzone. Oggi un ottimo file FLAC pesa, simmetricamente, circa 50 Mega. Un file DSD può pesare ben oltre 100 Mega. Significa che la stessa canzone, ieri molto compressa, viene oggi registrata utilizzando, nel caso del FLAC, dieci volte lo spazio usato in precedenza. Se invece siamo patiti di HD e usiamo il ormato DSD lo spazio usato diventa venti o trenta volte maggiore. Credo che questo renda l’idea.
Ma cosa viene “limato” dal master originali man mano che si procede alla codifica commerciale? Vengono eliminate dai vari algoritmi – ed ognuno è diverso in questo – tutte quelle frequenze ed informazioni ritenute meno importanti. La bontà con cui viene fatto questo taglio determina la validità del file musicale che noi daremo poi in pasto ai nostri lettori. Questo tipo di codifica, a tagli di frequenza e riduzioni di profondità di bit – è detto lossy.
A questo tipo di codifica con perdita si contrappone quella opposta, senza perdita, che è poi la base di tutto ciò che oggi ascoltano i patiti di musica. Si badi però bene, non esiste compressione o taglio senza perdita, ma per buona pace di scrittura intendiamo qui senza perdita… SOSTANZIALE.
Cosa fa e cosa può fare uno Streamer?
Chiarito un poco come sia avvenuto nel tempo il grande aumento di qualità del file digitali “da leggere” e quindi il senso dell’opportunità di un lettore sofisticato, di uno streamer, entriamo nel vivo. Cosa fa e cosa può fare uno Streamer?
Uno Streamer HiFi è un dispositivo digitale pensato per fare poche cose, ma molto bene.
Prima di tutto lo Streamer è creato per accedere a servizi terzi di streaming via internet. Tipicamente il nostro dispositivo sarà dotato di connessioni Ethernet cablate via connettore RJ45 e di scheda di rete wireless. In tal modo lo Streamer potrà accedere alla nostra rete LAN e dal Router ai vari servizi musicali a cui siamo abbonati.
La seconda immediata funzionalità del nostro Streamer è quella di lettore musicale di rete poiché, accedendo alle risorse condivise in ambito domestico, potrà riprodurre in streaming la nostra libreria musicale salvata su NAS, collegarsi alla TV etc.
Quindi, lo Streamer accede ai contenuti presenti su rete locale e web, ai propri hard disk, alle proprie cartelle e librerie musicali, ai servizi a pagamento internazionali.
Lo Streamer accede alla musica su rete locale e Web. E poi?
Una volta avuto accesso a cartelle, librerie musicali e playlist più o meno remote lo Streamer inizia il lavoro di lettura.
Per farlo innanzitutto, lo sottolineiamo per i meno avvezzi – il nostro lettore digitale deve avere nelle proprie specifiche la possibilità di leggere ed interpretare un certo tipo di codec e formati. Se diamo in pasto ad un lettore un file DSD ma questo lettore non è in grado di leggerlo … no music. Quindi, dato uno streamer con una lista di codec compatibili ed uno o più servizi musicali codificati secondo certi formati compatibili, può finalmente avvenire la nostra lettura. La decodifica del file produrrà in uscita dalla macchina un flusso continuo analogico che andrà indirizzato verso l’amplificatore (o il pre).
E’ bene sottolineare a grandi lettere che GLI STREAMER NON SONO TUTTI UGUALI e il lavoro di lettura e decodifica può essere fatto bene …o meno bene. Il risultato musicale finale dipenderà a tutti gli effetti da molti fattori, ivi compreso in modo assoluto la qualità dello streamer – progetto, componenti, gestione software.

Cosa differenzia uno Streamer da un altro?
La qualità di uno Streamer si può valutare analizzando tutte le varie sezioni dello stesso, fino all’uscita digitale.
Dato per “oggettivo” un file audio nel suo formato (di qualità), questo deve essere “letto” da una macchina dedicata che lo tratti nel miglior modo possibile effettuando una “traduzione” di pregio.
Lo streamer, che ha funzioni di player, preleva il file dalla sua posizione nativa (NAS – PC – servizio di Streaming) e lo “accompagna”, gestendolo, all’uscita dedicata. Nel caso di “Player solo trasporto” l’uscita sarà digitale e verrà indirizzata quindi verso un DAC esterno. Se lo Streamer include un DAC l’uscita sarà invece analogica e rifornirà di musica un successivo amplificatore.
Quindi possiamo affermare che le azioni che uno streamer effettua sono la “lettura” del file e la “gestione” del flusso digitale: è chiaro che l’importanza della qualità in queste fasi è importantissima. Il file contiene il messaggio musicale originale e quindi deve essere trattato nel miglior modo possibile – evitando interferenze e manipolazioni – per essere infine “consegnato” puro alla sezione DAC.
Possiamo assimilare in questa fase lo streamer ad una meccanica CD che preleva il segnale digitale dal disco, lo gestisce (Play – Stop -FWD – RWD – pausa etc..) e lo invia al DAC per la conversione: la perfezione temporale nella trasmissione – parliamo di Clock e errori chiamati Jitter – e la purezza del segnale originale sono dettagli che fanno la differenza all’ascolto.
Uno Streamer è in grado di suonare meglio rispetto ad altri per qualità componentistica e costruttiva, tipologia di alimentazione, rapporto segnale rumore. Anche nel dominio digitale “immateriale” la qualità della “lettura” del file è fondamentale, esattamente come accade per il CD o meglio per il VINILE.
Se lo Streamer HiFi è interno ad un recente amplificatore integrato pensato e progettato in ambito digitale, pensiamo ad esempio un Hegel o ad un Lyngdorf (dal piccolo amplificatore versatile al più potente integrato HiFi), la presa in carico, la lettura del file, la traduzione in analogico con il DAC e l’amplificazione avvengono in stadi successivi in cui “qualità” di lavorazione è sempre coerente.
Ogni Streamer è in grado di gestire determinate e varie tipologie di file: MP3 – FLAC – WAV – DXD – DSD e può arrivare a diverse risoluzioni. Maggiore risoluzione e molteplicità di lettura, hanno naturalmente dei costi. Per poter gestire file complessi ad altissima risoluzione sono necessarie competenze, brevetti, componentistica (e quindi costi) adeguati.
Per quanto visto è bene diffidare di lettori che, a basso costo, offrono capacità Full HD e codec DSD: i file verranno letti, ma la qualità sarà non all’altezza… è il vorrei ma non posso.
Quindi dalla qualità dello Streamer dipenderà gran parte della soddisfazione che il nostro impianto ci regalerà. La qualità dei file è fondamentale, come detto, ma è sempre da preferire un file a minor risoluzione dal buon contenuto e dalla buona ripresa (registrazione) che un file 32 bit / 784 KHz o un DSD 2024 mal mixato in origine.
Come per ogni sistema complesso, la capacità della sorgente di prelevare e trattare al meglio il messaggio originale, senza trasformarlo, è un aspetto fondamentale. Questo è forse ancora più vero nell’ambito dell’Alta Fedeltà: una catena audio ideale non corregge mai il segnale in ingresso.

Quali sono i fattori di scelta di uno Streamer?
Il momento di acquistare uno Streamer è un passaggio formidabile per la nostra passione di ascoltatori di musica. Finalmente a casa potremo riscoprire davvero tutti gli album che vogliamo con la vera qualità che il nostro impianto consente. Eureka!
Come scegliere però il nostro lettore di streaming? Come sempre al netto di spiccate preferenze personali questi sono fattori da tenere in considerazione. Non vi è un ordine predeterminato.
- Serietà del marchio. Importante in termini di futura garanzia di funzionamento e assistenza
- Lista di CODEC e formati compatibili. Non è necessario che facciano tutto, ma se abbiamo
- Possibilità di aggiornamento OTA – Over The Air
- Qualità della componentistica interna
- Presenza di brevetti Tipologia e quantità di connessioni
- Presenza di companion App
- Usabilità
- Possibilità di upgrade
- Presenza HDMI per connessione a TV
- Effettiva stabilità della connessione alla rete
- Qualità della resa musicale, soprattutto salendo di prezzo, laddove non si cercano solo usabilità e facilità ma anche qualità audiofile vere e proprie
“Anche nel dominio digitale “immateriale”
la qualità della “lettura” del file è fondamentale
esattamente come accade per il CD o meglio per il VINILE”

Conclusioni sugli Streamer
Lo streamer audio si candida ad essere LA sorgente audio per eccellenza, quella che euro su euro – fra NAS e Servizi ad abbonamento esterni, permette di fruire con grande comodità di …tutta la musica del mondo. Un lettore di musica liquida di grande qualità non ha nulla da invidiare alle più blasonate macchine classiche come lettori CD o giradischi definitivi.
Non solo, lo Streamer è anche – ancora – terreno inesplorato per la maggioranza degli appassionati di musica che avranno qui nuovo pane per i loro affilati denti. Forza signori, è pronto in tavola!
Il consiglio è quindi di dotarsi di un apparecchio di streaming dedicato ove aveste già un ottimo amplificatore old-style, o di passare ad un moderno integrato in grado di aiutarvi a gestire abbonamenti e file!
Ah, dimenticavamo. Chi pensa a streaming digitale farebbe bene anche a dotarsi di un buon router internet. Il fatto che ve ne siamo sul mercato da 30 euro come da 500 suggerisce che “no, non sono tutti uguali”. Se volete uno streaming solido e stabile ad alta risoluzione ne serve uno buono. Inoltre, per gli appassionati iniziano ad esistere degli switch ethernet pensati per lo streaming musicale.
Dal Team HIFIGHT, un grazie per essere arrivati sin qui e come sempre raccomandiamo: un’ora e mezza di musica al giorno!